venerdì 25 maggio 2012

IL CAVALLO ARABO

cavallo-araboL’origine del cavallo arabo è antichissima ed è pressoché impossibile ricostruire la sua storia. Probabilmente discende da un antenato selvatico che viveva nella penisola arabica fin dall’era glaciale. Gli scritti più antichi in cui vengono citati cavalli provenienti dall’Arabia meridionale risalgono al 400 a.C. Nel corso dei secoli gli arabi hanno perfezionato questa razza, ottenendo così un cavallo molto versatile. Il clima, l’alimentazione e una dura selezione (sia naturale che artificiale), hanno contribuito alla creazione di un cavallo dalle doti eccezionali. Infatti solo cavalli estremamente frugali, resistenti e veloci potevano sopravvivere alle condizioni di vita imposte dal clima e dalla convivenza con un uomo feroce e aggressivo come il beduino che abitava questi spazi sconfinati. Queste tribù di Beduini vivevano in continuo stato di guerra con altre tribù, quindi dopo violente lotte seguivano fughe precipitose. Il cavallo era un inseparabile compagno della loro vita avventurosa; privilegiavano però la giumenta, considerata più resistente e garante una possibile discendenza rispetto agli stalloni e in grado di assicurare il continuo possesso di una cavalcatura. Tutto ciò determinava una vita ai limiti della sopravvivenza, nella quale solo i più forti potevano sopravvivere. Le condizioni di vita di questi cavalli potevano portare o all’estinzione della specie o a un suo continuo miglioramento. Il fanatismo dei beduini per la purezza dei loro cavalli, li preservò da apporti di sangue straniero, producendo i meravigliosi risultati che oggi possiamo ammirare. L’arabo è il primo miglioratore di tutte le razze europee ed è stato determinante alla creazione del purosangue inglese. I migliori allevamenti si trovano in Polonia, Svezia, Francia, Inghilterra, Spagna, Stati Uniti, oltre che nei Paesi del Medio Oriente.
Si tratta di un cavallo di tipo mesomorfo con altezza al garrese compresa tra i 145 e i 155 centimetri e un peso di 380 %0 chilogrammi. Ha una testa di inconfondibile bellezza, un profilo camuso, la fronte è larga e bombata, occhi grandi ed espressivi, le orecchie sono ben piantate e distanziate fra loro: piccole e appuntite nel maschio, sono invece un po’ più lunghe nella femmina. Le narici sono grandi, sottili e ben distinte, con grande capacità di dilatazione, sempre in movimento come del resto lo sono gli occhi e le orecchie. Il muso è piccolo con labbra sottili. Il profilo della zona del naso e delle labbra è triangolare in modo evidente e caratteristico: il primo angolo è formato dalla punta dell’orlo del naso, il secondo dalla punta della punta del labbro superiore e il terzo dalla punta del mento. Il labbro inferiore è più corto di quello superiore. Le ganasce , pur non essendo pesanti, sono robuste , soprattutto molto aperte da lasciare spazio alla respirazione. L’incollatura, la gola, il collo, formano un altro insieme molto tipico e di grande bellezza. Il garrese è piuttosto prominente. Il dorso è robusto e largo, mentre le reni sono corte e muscolose, la groppa è alta, lunga e orizzontale; la coda, piuttosto corta, è portata alta e lontana dal corpo con grande eleganza. La spalla è lunga e ben inclinata. L’omero è lungo e verticale, ben avvolto da muscoli potenti, le ginocchia larghe e piatte, i cannoni sono forti e robusti con buona circonferenza. Il pastorale è relativamente corto ed elastico, il piede è grosso e rotondo con una buona unghia. Il posteriore è ben conformato e costituisce un propulsore di prim’ordine. I garretti sono netti, di bella forma , grandi e bassi con tendini ben distaccati e legamenti solidi. Questo cavallo concentra in se’ tutte le qualità ricercate in ogni razza e tipo di cavallo e per questa ragione viene considerato ed utilizzato come miglioratore. Anche le razze più specializzate che differiscono molto dagli standard del Purosangue Arabo traggono benefici e miglioramenti dall’apporto di questo sangue, che conferisce loro più finezza alle forme, maggiore intelligenza e nevrilità. Attitudini: Come abbiamo visto, il cavallo Arabo possiede innumerevoli doti (apprezzate in tutto il mondo) e che hanno reso questo animale un compagno perfetto per discipline equestri assai diversificate.
Gli Show: gare di questo tipo sono numerose e ben organizzate in tutto il mondo. L’eleganza, la nobiltà dei magnifici esemplari che concorrono risultano evidenti e chiare anche alla parte di pubblico meno esperto. È stupendo vedere simili animali, condotti semplicemente a mano, correre nella arena dimostrando a pieno quelle che sono le caratteristiche tipiche della razza a cui appartengono. È chiaro che gli esemplari partecipanti a gare di morfologia devono possedere una genealogia impeccabile, l'iscrizione ai registri ufficiali del cavallo arabo. Sarà compito di un’esperta giuria osservare e assegnare un punteggio ai singoli concorrenti. L'osservazione dei giudici punterà essenzialmente sulla tipicità, sull'incollatura, sull'armonia, sugli arti, sul movimento dei soggetti al fine di decretarne il migliore.
Il suo mantello può presentare colori differenti : baio, grigio, sauro e morello. Può presentare segni in fronte e balzane più o meno alte. Il mantello morello è molto particolare: era il preferito da principi e re ed è sotto il controllo di due geni. È veramente raro trovare un soggetto omozigote, non inquinato da altre sfumature. Il colore del mantello, in generale, è il risultato di 11 elementi indipendenti che interagiscono con altri 11 processi per determinare i tipi e le sfumature finali di colore. Il colore di base del mantello del cavallo deriva dalla presenza di due pigmenti presenti nel pelo: l’eumelanina, che produce il nero e in alcuni casi il marrone scuro, e la fenomelanina , che produce il rosso, il marrone chiaro e il giallo. Il baio è il colore più comune ed è considerato dominante, anche se questi cavalli presentano punti neri, quali coda e criniera. La razza Araba presenta un certo tipo di marrone scuro che spesso nasconde il gene del nero. Il colore più raro è proprio il nero e la sua varietà più rara è un cavallo nero omozigote, cioè geneticamente puro. L’individuo nero eterozigote, sarà anch’esso nero ma portatore del gene recessivo del castano, che viene mascherato dal gene nero. L’Arabo nero omozigote produce spesso un puledro baio, ma è un baio molto scuro, con totale assenza delle sfumature rosse.

CRICETO

cricetoCRICETO (Cricetus cricetus)
Il criceto è un piccolo roditore di 8-10 cm. La durata della sua vita è attorno ai 2-3 anni. La sua forma è raccolta e arrotondata. Il pelo presenta varie colorazioni: bianco, marrone, beige o grigio con striature nere sul dorso (criceto siberiano). Gli occhi sono vispi e tondi. La coda è minuta. Presenta degli incisivi a crescita continua come tutti i roditori. All'interno della bocca presenta delle tasche per immagazzinare e trasportare il cibo alla tana. Per distinguere un maschio da una femmina è importante osservare la distanza tra l'organo genitale e l'ano. Infatti nel maschio la distanza è quasi doppia che nella femmina. Ciò è importante perché nel maschio i testicoli sono ritenuti nell'addome e fuoriescono solo durante il periodo degli accoppiamenti. Attorno ai 3 mesi il criceto si può ritenere sessualmente attivo e da quel momento si può accoppiare per tutto l'anno. Dopo circa 16 giorni di gestazione la femmina può mettere al mondo anche 8 cuccioli.
Il criceto è un animale prevalentemente notturno. E' importante specificare che è un animale solitario che normalmente non vive in gruppo ed entra a contatto con i propri simili solo nel periodo degli amori. Per questo motivo sarebbe bene acquistarne uno solo altrimenti si andrebbe incontro a conflitti con esito spesso fatale. E' un animaletto vispo e vivace ma se spaventato può anche mordere. Può anche andare in letargo se la temperatura circostante è bassa (circa sotto i 10°). Durante il giorno tende a stare nascosto e a dormire.
La gabbia si deve sviluppare in larghezza. Le misure ideali per un criceto solo sono di 30 x 60. Le sbarre devono essere in ferro per evitare che vengano rosicchiate .Il fondo in plastica va ricoperto con un abbondante strato di segatura (il criceto ama nascondersi). Importante è la casetta, un rifugio per sentirsi protetto da non violare per rispetto dell'animale. Vanno poi poste le ciotoline e l'abbeveratoio a "biberon" per evitare che l'acqua si sporchi .Non possono mancare per questi animaletti attivi e vivaci dei giochi come la ruota, il tunnel,la scaletta..ecc. Sarebbe opportuno inoltre aggiungere dei legnetti affinché possano regolare la crescita dei denti rosicchiandoli un po'.
Per quanto riguarda l'alimentazione esistono in commercio delle apposite confezioni di sementi per criceti. In ogni caso si può completare la dieta aggiungendo ogni tanto della frutta e della verdura (mela,lattuga,pera ecc). L'importante è che quest ultime non vengano somministrate in abbondanza (possono provocare diarrea), fredde o bagnate .Si può ancora aggiungere del formaggio e del pane secco. Vanno evitati dolci, caramelle, biscotti che sono dannosi per l'animaletto.
Se si possiede una coppia e si desidera farla riprodurre le attenzioni da avere sono molte. La femmina durante il calore è agitata e nervosa. Accetta il maschio solo nel momento opportuno per l'accoppiamento altrimenti si mostra aggressiva a e territoriale. E' bene quindi che l'incontro tra i due avvenga in una gabbia abbastanza grande. Una volta che l'accoppiamento è stato effettuato, la femmina comincia a preparare il nido strappandosi anche delle ciocche di pelo per renderlo più confortevole. E' importante che la femmina venga lasciata tranquilla anche dopo il parto. Infatti qualsiasi fattore di stress potrebbe portarla a rifiutare i piccoli o a ucciderli (arriva a mangiarseli). Alcuni fattori di stress sono: la nostra presenza, un numero di criceti elevato nella stessa gabbia, carenza di cibo, accoppiamento precoce, ecc. Attenzione comunque: più sono i criceti più alto è il rischio che arrivino a uccidersi l'uno con l'altro. Se si vuole in ogni caso possedere una coppia è bene accertarsi che si tratti di un maschio ed una femmina. Due esemplari dello stesso sesso raramente vanno d'accordo.

venerdì 13 aprile 2012

IL PANDA


Il Panda gigante scelto da Sir Peter Scott come simbolo del WWF, al momento della fondazione dell’Associazione, è diventato da allora l'animale simbolo della conservazione della natura in tutto il mondo. A minacciare l’esistenza di questo pacifico orso che si nutre solo di bambù è soprattutto la frammentazione del suo ambiente naturale. Le foreste di bambù stanno scomparendo. Gli esemplari di panda gigante sono confinati in aree piccole e frammentate tra loro e per questo rischiano di morire di fame e di subire un isolamento di tipo genetico. A peggiorare le cose, appena il panda gigante esce dai confini delle Riserve in cui è protetto è esposto ai fucili di cacciatori e bracconieri. La sopravvivenza del panda gigante e la protezione del suo ambiente naturale faranno sì che le persone che vivono nelle regioni abitate da questa specie possano continuare a trarre beneficio dall’ecosistema per molte generazioni.

MINACCE


Una recente indagine, svolta con l'aiuto delle immagini fornite dai satelliti in orbita attorno alla Terra, ha purtroppo denunciato che, solo negli ultimi 15 anni, l'ambiente naturale adatto alla specie è diminuito del 50%! Ora al Panda gigante per vivere non resta che un'area di appena 11.000 chilometri quadrati. Decisamente troppo poco per garantirne la sopravvivenza.
C'è  un altra minaccia che incombe ad intervalli regolari sul destino del Panda ed è legata a cause del tutto naturali, ma non per questo meno pericolose: la fioritura del bambù.

Capita ad intervalli regolari - da 10 a 100 anni, a seconda della specie - che le piante di bambù che vivono in aree anche molto estese fioriscano tutte insieme e, dopo poco, muoiano contemporaneamente, affidando i loro semi alla terra. Il panda perde così la sua fonte principale di cibo. Per germogliare nuovamente le piante impiegheranno circa un anno, ma potranno passare anche 20 anni prima che si formino nuove foreste di bambù e che il Panda trovi nuovamente rifugio e nutrimento all'interno di esse!
Certo molti anni fa quando le foreste di bambù erano molto estese ed i panda molto numerosi le fioriture periodiche del bambù non erano così pericolose: gli "orsi", infatti, potevano trasferirsi di foresta in foresta trovando sempre del cibo. Oggi invece gli ultimi panda sono confinati in zone relativamente piccole e non collegate fra loro.

Una massiccia opera di disboscamento ha trasformato alcune aree dove viveva il panda in campi coltivati. Le foreste rimaste, di conseguenza, sono sempre più frammentate. A peggiorare le cose, appena il panda esce dai confini delle Riserve in cui è protetto è più esposto ai fucili di cacciatori e bracconieri.

L'ELEFANTE INDIANO

L' elefante indiano,nome scientifico Elephas maximus indicus è la più comune delle 4 sottospecie di elefante asiatico. Si trova in india , Bangladesh , Brutan ,Canbogia , Cina. Misura fino 3 ,60 m di lunghezza e pesa 3,5 tonnellate . Per la salvaguardia della specie ,in India è stata vietata la caccia e la cattura. L'avorio delle sue zanne ha ucciso circa 100.000 esemplari .

domenica 8 aprile 2012

IL GOLDEN RETRIEVER

Si può considerare una creazione di Lord Tweedmouth, il quale, affascinato dalla bellezza e dall’intelligenza di questi animali, originari del Caucaso, ne acquistò in gran numero e li incrociò tra loro per ottenere un esemplare dalle caratteristiche di taglia e colore mantello desiderate. Nell’insieme è armonioso, dolce, ma vigoroso. La sua statura varia tra i 51 e i61cm,per un peso medio di 30 kg. Il cranio è largo, lo stop accentuato, il tartufo nero. Corpo non tozzo, ma nemmeno alpio, coda non troppo lunga e ben frangiata, senza uncino. Caratteristici sono i piedi rotondi da gatto. Il pelo è piatto o leggermente ondulato, frangiato. Il sottopelo è abbondante e resistente all’acqua. Sono ammessi tutti i colori dal dorato al crema, ma senza sfumature di rosso. E' un cane fedele, attivo, dolce e affettuoso. Adatto al riporto in acqua, grazzie anche alla caratteristica del suo sottopelo e all’eccellente fiuto.

sabato 7 aprile 2012

Il pianto dell'agnello

G


GUARDALO E' UN CUCCIOLO!!! 2 MILIONI di AGNELLI VERRANNO UCCISI per la PASQUA...UN GESTO di PACE....??
NON MANGIARLO!
Ad appena un mese di vita sarà prima immobilizzato, poi stordito, poi sgozzato, infine lasciato morire dissanguato, molto lentamente.
Ma lo stordimento preventivo spesso non viene fatto, perché " non c'è tempo" di applicarlo secondo le modalità previste dalla legge.
Mentre ciò avviene gli altri agnellini percepiscono l'odore del sangue e attendono terrorizzati il loro turno per essere barbaramente uccisi, allo stesso modo!!

E’ semplice: si può dire BASTA!

Io dico NO!

E tu?

SALVIAMO 700MILA CUCCIOLI DI PECORA, A PASQUA SCEGLIAMO IL MENU VEGETAR...IANO

L’ENPA: «SALVIAMO 700MILA CUCCIOLI DI PECORA, A PASQUA SCEGLIAMO IL MENU VEGETAR...IANO» - - «Fermiamo la strage “rituale” di agnelli, a Pasqua scegliamo un menù vegetariano o vegano.» E’ questo l’appello che l’Enpa lancia alle famiglie italiane con l’approssimarsi delle festività pasquali. Festività che, come il Natale, sono tali soltanto per gli uomini, ma non per migliaia gli animali destinati a finire anzitempo la loro vita nei mattatoi. I più colpiti sono proprio gli agnelli – cuccioli con appena un mese di vita -, uccisi in ossequio ad una insensata ed anacronistica tradizione. I numeri di questo massacro sono impressionanti: ad aprile 2011 ne sono stati sacrificati più di 700mila, mentre nel periodo natalizio (sempre nel 2011) ne sono stati macellati addirittura 1,4 milioni. Questo significa che quasi il 50% di tutti gli agnelli soppressi lo scorso anno (più di 4,3 milioni) sono stati abbattuti per celebrare le festività. Non mancano però alcuni segnali di speranza che evidenziano una timida inversione di tendenza. «Se il trend dovesse essere confermato anche negli anni a venire, sarebbe una ulteriore riprova delle sensibilità animalista degli italiani che, sempre più numerosi, dicono no al consumo di carne», commenta l’Enpa che prosegue: «Questo per noi rappresenta un ulteriore stimolo a non abbassare la guardia ed a rafforzare l’ impegno a difesa degli animali; l’unico modo per tutelarli realmente è quello di non destinarli al consumo alimentare. Consumo che, come testimoniano autorevoli esponenti del mondo scientifico - tra cui il professor Veronesi -, è anche molto dannoso per la salute umana. Scegliere un menù vegetariano o vegano, dunque, non rappresenta soltanto una scelta etica ma anche un modo per migliorare il nostro benessere.» (2 aprile)Visualizza altro